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  • Immagine del redattoreEnrica Ceccarini

CHARLIE: UMANI FANTASTICI E DOVE TROVARLI

Se dovessi raccontare per bene tutta la storia di Charlie probabilmente voi vi trovereste a leggere non un post ma un intero libro, e -ancor più probabilmente- io mi troverei sommersa dalle risentite critiche di quelle persone che, nella vita di Charlie, hanno rivestito un ruolo ben poco felice. Quindi, per fortuna vostra e mia, sarò breve. Dirò solo che Charlie nei suoi 3 anni di vita è passato attraverso quasi tutte le peggiori esperienze che possano capitare ad un cane. Nato da madre randagia per le strade siciliane, è stato accalappiato da cuccioletto e chiuso in canile. Raggiunta l'adolescenza è stato deportato in un canile del Nord, dove oltre ad altra reclusione e altra indifferenza, ha trovato ad attenderlo anche un bel bollino come cane fobico (esatto, di quelli che al giorno d'oggi piovono come coriandoli su tutti quei cani che, per vari motivi e necessità, si rifiutano di uniformarsi alle aspettative egocentriche dei volontari o ai parametri standardizzati di educatori incapaci). Ok, avevo detto che sarei stata breve, chiedo scusa. A questo punto della storia, diciamo che Charlie ha incontrato un po' di fortuna, se così si può definire. Complici forse la giovane età e la taglia contenuta, è stato scelto e adottato. Purtroppo, nonostante tutte le indubbiamente buone intenzioni della famiglia, Charlie non è mai stato ascoltato nei suoi bisogni né capito nelle sue paure e così, dopo quasi 1 anno, la famiglia ha deciso di liberarsene. Quando si dice "l'amore non basta". Per fortuna una persona gentile ha deciso di risparmiare a Charlie il canile per la terza volta e ha richiesto una valutazione comportamentale su di lui per capire che tipo di cane fosse, quali reali problematiche presentasse e se fosse possibile trovargli una nuova adozione. Ecco come ci siamo conosciuti io e Charlie.

Fin dall'inizio, in sede di valutazione, è apparso subito chiaro quanto Charlie fosse annientato emotivamente, mentalmente confuso e fisicamente trascurato.

Se ne stava immobile in un angolo del giardino tremando e mostrando i denti, scosso da improvvisi fremiti, e aveva lo sguardo assente di chi dalla vita non si aspetta più niente di buono. Il suo corpo era macilento, privo di tono muscolare, e aveva le unghie talmente lunghe che si giravano su loro stesse (segno evidente che doveva essere immobile in quell'angolo di giardino da un bel po'). In condizioni del genere un inserimento in una nuova casa non sarebbe stato d'aiuto per Charlie, anzi: lo avrebbe obbligato a confrontarsi di nuovo con tutto ciò che finora aveva tentato di evitare auto-confinandosi in quell'angolo (rumori, odori, presenze umane etc...). E quindi, visto che "l'ammore" aveva fatto già abbastanza danni, abbiamo deciso di portare Charlie in rifugio: un posto sicuro dove poter ricominciare da capo. Un posto sicuro dove poter essere seguito con competenza e intraprendere un percorso personalizzato di riabilitazione e recupero cognitivo-comportamentale. Fin da subito Charlie è stato onesto con tutti noi. Non ha fatto mistero dei suoi problemi con gli esseri umani, con i rumori sconosciuti, con gli stimoli nuovi, con la manipolazione, con la pettorina, con il guinzaglio, con i movimenti improvvisi e con la macchina. Le paure generalizzate e l'aver vissuto in uno stato continuo di allerta avevano creato nella mente di Charlie un tessuto fitto e ramificato nel quale pensieri ed emozioni rimanevano intrappolati come una mosca nella tela del ragno. E così, ogni volta che provava qualcosa di nuovo, Charlie doveva prima trovare il coraggio di districare quella tela. A volte ci riusciva. Altre volte la paura era troppo grande e così paralizzante che Charlie si arrendeva ad essa e il piccolo spiraglio che magari si era aperto durante una precedente sessione di lavoro si richiudeva. Il suo sguardo tornava assente e tutto sembrava perduto. Ma chi fa questo lavoro sa bene che non è così. Le battute di arresto sono tempi tecnici di recupero. Sono pretesti di crescita e occasioni di respiro. Ci vuole tempo. E pazienza. E quando sembra non bastino, significa che ce ne vogliono ancora di più.

Nel percorso di recupero cognitivo-comportamentale i tempi li stabilisce il cane, non l'istruttore.

Nel frattempo in rifugio gli altri cani trattavano Charlie con condiscendenza. Più di una volta ho intercettato sguardi di disapprovazione rivolti a quel cagnetto marrone che si muoveva distratto e sgraziato, ma nessuno è mai andato oltre a qualche occhiataccia. In fondo, a differenza degli umani, tutti i cani conoscono bene la storia del tempo e della pazienza. Insomma, alla fine, dopo qualche mese e molti progressi, sono capitati in rifugio due ragazzi che avevano sentito parlare di Charlie e visto le sue foto durante un seminario sul recupero comportamentale, giustappunto. E tra i vari: "Ma vuoi vedere che...", gli increduli: "Ma dai, sarebbe un miracolo!" e i dubbiosi: "Ma Charlie sarà pronto a vivere in appartamento?" il miracolo è accaduto davvero. A tutti gli effetti, la parte finale del percorso di recupero per Charlie è stato l'inserimento graduale nella nuova famiglia. Un inserimento fatto di regole da osservare, ritmi da ascoltare, rispetto nei confronti delle indicazioni date da Charlie, visite in rifugio più volte alla settimana (e per varie settimane) e abituazione al nuovo ambiente domestico e ai suoi abitanti. Il tutto strutturato per incontri e suddiviso in step. Nessuno ha messo fretta a Charlie. Nessuno si è dimostrato impaziente. Nessuno ha fatto caso ai chilometri macinati avanti e indietro con l'auto né al tempo impiegato per aiutare Charlie a conoscere meglio la sua nuova famiglia (e viceversa). I ragazzi di Charlie (ma li potete anche chiamare "i Charlie's Angels") hanno dimostrato di possedere la serietà, la sensibilità e l'intelligenza giuste per adottare proprio lui. I volontari dell'associazione si sono messi con dedizione al servizio del benessere di Charlie, senza spingere insensatamente sull'acceleratore per la paura di perdere l'adozione. Tanto alla fine se gli umani sono quelli giusti, niente li può fermare. E così oggi Charlie vive con la sua nuova famiglia. Fa gite in auto, passeggia al guinzaglio in città, incontra cani e persone per strada, partecipa alle classi di comunicazione e dorme sul divano con i gatti di casa. E alla mattina zompa sul letto a bacia in faccia i suoi due umani. Loro dicono che lo fa per svegliarli. Io penso invece che lo faccia per ricordare loro che sono gli umani più fantastici che lui abbia mai incontrato. E in effetti io mi trovo d'accordo con Charlie. Lo sono davvero.


#storiedicani


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