Enrica Ceccarini
IL CANE EDUCATO
Aggiornamento: 29 set 2018

Ultimamente quando si parla di educazione del cane si tende a fare molta confusione.

Ci sono quelli che mettono il cane seduto, a terra o al piede con il comando, compiacendosi dei comportamenti robotizzati dei loro cani che nel frattempo eseguono, in fissa solo sulla promessa del bocconcino. Oppure quelli che tentano di dare comandi al cane con voce tonante e se questo non obbedisce ci vanno giù di strattoni al collare e urla, affermando che quel cane non ascolta perché è dominante. Vabbè. Per non parlare poi di quelli che spingono il cane (di qualunque razza sia, dal bull terrier al breton) a mordere una manica di juta -sempre sotto loro comando, naturalmente- e spacciano questa attività per "educazione cinofila". Insomma, diciamo che un proprietario che vuole semplicemente vivere in serena armonia con il proprio cane si deve documentare bene su quale tipo di approccio scegliere tra i tanti.
Per quanto mi riguarda, avere un cane educato significa una cosa un po' diversa. Prima domanda fondamentale: il cane deve essere educato A COSA? Un cane educato a camminare senza tirare al guinzaglio, a tornare al richiamo o a non lanciarsi sugli altri cani per andarli a conoscere fa senz'altro piacere e queste abilità migliorano la qualità della vita di entrambi, cane e umano. Ma prima di arrivare a certe conquiste, è necessario mettersi un momento in ascolto e capire CHI È il cane con cui vivete. Lui o lei ha delle preferenze riguardo alle attività che fate durante la giornata? C'è qualcosa che assolutamente non vuole mai fare? In quel caso, voi, come vi comportate? Riuscite ad evitare al vostro cane le situazioni inutilmente stressanti o traumatiche come andare a vedere i fuochi d'artificio in piazza, o stare chiuso in casa da solo 10 ore al giorno per tutta la settimana, o girare in mezzo alla calca dei centri commerciali durante il weekend dei saldi?
Per fare degli esempi concreti e personali: io non pretendo che il mio incrocio pastore belga/border collie ami farsi spupazzare il muso dagli estranei o stoccacciare dai bambini, se questo non gli fa piacere. Anzi, ammiro le strategie di allontanamento che escogita di volta in volta per scoraggiare le persone insistenti e le occhiate disgustate che riserva a chi lo infastidisce. Quando poi si rivolge a me con uno sguardo del tipo: "Mi sono spostato perché bleah, quella tipa mi voleva toccare!" io gli faccio presente la mia approvazione e gli ricordo che è un bravo cane. Certo, anche se non vuole le mani addosso.
Altro esempio: io non chiedo al mio grigione -ex morsicatore- di passeggiare con me in centro di sabato pomeriggio. So che lui per me lo farebbe, ma conoscendolo so anche che il suo stato emotivo non sarebbe rilassato né sereno. Però quando siamo al guinzaglio magari su qualche sentiero e ci passano vicino un jogger in tenuta da corsa fluo o un cacciatore col fucile, lui si sente protetto e tutelato e non ha bisogno di usare i suoi 40 kg di peso per strattonare il guinzaglio e minacciare di morte l'incauto, perché lui SA che al guinzaglio con me non ha nulla da temere. Perché gliel'ho dimostrato. Perché non l'ho mai messo in brutte situazioni e quando ci siamo trovati, nostro malgrado, in difficoltà abbiamo inventato un compromesso tra quello che voleva fare lui e ciò che ritenevo giusto io, educandoci a vicenda al rispetto dei reciproci bisogni. Per cui ci siamo detti: "Tu hai bisogno di prendere spazio dal jogger, perché la sua andatura dritta e accelerata ti fa sentire minacciato. Io ho bisogno che tu non mi strattoni al guinzaglio nel tentativo di minacciarlo di morte per farlo allontanare. Compromesso. Ci spostiamo noi, insieme, da un lato del sentiero e lo guardiamo passare avanti. Poi proseguiamo, ok? Ok."
Infine per concludere con quelli che sono solo alcuni esempi personali: io non chiedo alla mia incrocio levriero, ex randagia a vita libera, di non correre dietro ad un rumore nel bosco o ad un odore interessante. Preferisco di gran lunga che accenni una corsa, in memoria dei bei tempi andati come indomita cacciatrice e poi, una volta raggiunta una distanza per lei soddisfacente, torni indietro -oramai senza neanche più bisogno del richiamo- scattante, sorridente e pronta per fare un'attività più interessante insieme a me o a mio compagno.
Insomma, essendo io per prima refrattaria alle imposizioni e sovversiva nello spirito, lo dico chiaramente: a me non piace educare i cani ad essere chi non sono. Né i miei né quelli delle persone che si rivolgono a me per risolvere un problema. Per me avere un cane educato significa avere prima di tutto educato se stessi alla comprensione di chi è veramente quel cane, di quali sono i suoi bisogni primari, i suoi punti deboli e i suoi punti di forza. Significa avere imparato quali segnali usa per comunicare con noi ed essere in grado di riconoscere i suoi stati emotivi nelle varie situazioni.

Se il vostro cane si sente ascoltato nelle sue esigenze, capito nelle sue difficoltà, protetto e tutelato da voi dalle esperienze negative e libero di mostrarsi per chi è davvero, con i suoi pregi e difetti, educarlo -anzi, educarvi a vicenda- e modificare quei comportamenti indesiderati che complicano la vostra vita insieme, trovando i compromessi giusti per entrambi sarà una specie di gioco. Vivere con un cane educato è bellissimo, ma prima di "educarlo a..." fare qualcosa che piace a te o a rispondere alle tue richieste, educalo al rispetto, alla gentilezza e all'affiatamento. Dagli tu per primo l'esempio. Educalo all'intelligenza e all'indipendenza che servono per leggere le varie situazioni della realtà che vi troverete ad affrontare insieme. Forniscigli gli strumenti per vivere insieme a te, nel tuo mondo umano e difficile. Educalo alla vita.