Enrica Ceccarini
CARLITO: ANCHE I CANI HANNO GLI ANGELI CUSTODI
Aggiornamento: 13 ott 2018
Lui è Carlito, segugio francese di circa 8 anni e la sua storia sembra una favola Disney. Carlito è stato probabilmente un cane da caccia nella sua giovinezza, ma forse non abbastanza bravo dal momento che un bel giorno è comparso come cane vagante in un paesino ligure e non è mai più stato reclamato da nessuno.

quella di Carlito è una delle storie che mi aiutano a credere che un giorno non ci saranno più solo fame, freddo, solitudine e reclusione per i cani ABBANDONATI PERCHé RITENUTI "NON ADATTI"
Non sappiamo se si sia perso durante una battuta di caccia o se sia stato lasciato nei boschi di proposito, fatto sta che Carlito era già adulto, aveva una fame pazzesca e soprattutto era terrorizzato dagli esseri umani. Nonostante sia stato nutrito per qualche anno dagli abitanti del paese, nessuno è mai riuscito ad avvicinarlo. Qualche volta veniva sorpreso a dormire acciambellato stretto stretto accanto alla recinzione di una proprietà dove vivevano altri cani, forse nel tentativo di stabilire un contatto con loro per sentirsi meno solo. Un giorno alcuni volontari, temendo per la sua incolumità, hanno deciso di toglierlo dalla strada. Carlito infatti non era uno di quei randagi nati e cresciuti allo stato libero e non aveva ancora imparato ad attraversare la strada senza rischiare di essere investito o a trovare cibo in modo autonomo: se nessuno gli portava da mangiare in un posto sicuro, Carlito non si alimentava. Quindi ecco fatto: grazie all'aiuto dell'unica persona del paese che era riuscita ad avvicinarlo un pochino di più, Carlito è stato catturato e portato in canile. Qui ci sarebbe una lunga argomentazione da trattare, dal momento che personalmente non mi trovo d'accordo con la pratica che ha preso ultimamente tanto piede di "salvare" tutti i randagi che vivono in strada, principalmente nel Sud Italia. Questa "moda" a mio parere non tutela veramente la maggior parte dei cani a vita libera ma ne segna spesso la rovina e l'infelicità: centinaia di cani randagi, nati e cresciuti come tali, passano dalla vita libera, ricca di strette relazioni sociali, familiari e affettive con i membri del loro gruppo sociale alla deprivazione sensoriale, ambientale ed emotiva di un freddo box (spesso in condizioni di isolamento). I randagi scelti per essere "salvati" spesso sono condannati ad una vita di reclusione penitenziaria e sindromi stereotipate che a lungo andare penalizzano non poco la loro adozione o un eventuale reinserimento nel territorio, che però di fatto non viene quasi mai preso in considerazione. Detto questo, però, il nostro Carlito non era affatto nato libero e per lui la condizione del box non era una grande novità. Per di più intorno a lui si è creata una cerchia di volontarie che ha continuato ad occuparsi di lui personalmente, interagendoci nel box, abituandolo gradualmente al contatto umano e portandolo a passeggiare fuori dal canile. È a questo punto che ho conosciuto Carlito: quando sono stata incaricata di lavorare con lui per aiutarlo ad acquisire abbastanza fiducia negli esseri umani da divenire "adottabile" e avere la possibilità di trovare una famiglia. Durante questo percorso una delle volontarie si è distinta per pazienza, delicatezza e bravura nel lavorare con un soggetto emotivamente molto fragile come Carlito e lui ha cominciato ben presto a guardarla come si guarderebbe un angelo custode. Incoraggiata dai continui progressi, questo angelo di forma umana ha cominciato a fantasticare di portarselo a casa e dopo accurati incontri di inserimento con i membri della famiglia e gli altri 2 cani già presenti, Carlito è stato adottato dalla SUA volontaria! Ad oggi il segugio francese che nessuno riusciva ad avvicinare convive con 4 persone, 2 cani, 1 gatto e un bambino gentile e meraviglioso che mentre guarda la tv se lo coccola sul divano e lo chiama "Il Carly". Tutti i giorni per Carlito ci sono passeggiate nei boschi e in mezzo alla gente, giochi di ricerca olfattiva (un segugio è sempre un segugio!), prelibatezze da sgranocchiare, viaggetti in macchina, sonore ronfate su poltrone e divani e anche un "papà umano" che gli consegna la pappa. Nella mia vita ho avuto il privilegio di assistere a molti recuperi comportamentali conclusi con successo, ma quella di Carlito è una delle storie che mi aiutano a credere che un giorno non ci saranno più solo fame, freddo, solitudine e reclusione per i cani come Carlito, ma sempre più angeli umani capaci di vedere oltre gli occhi sbarrati, oltre le complicazioni e oltre le problematiche comportamentali, capaci di offrire con gentilezza e determinazione una seconda (o terza, o quarta) possibilità a chi ha ancora molto da dare. Grazie angeli di tutti quei cani dispersi, scartati, isolati e ancora in difficoltà. Non mollate. Non lasciatevi scoraggiare. E nel dubbio ricordate: Carlito ce l'ha fatta.

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